In Quel che resta avete incontrato per la seconda volta i ninja del nostro mondo ucronico, e in particolare una riluttante ninja femmina, Sakura.
Durante l'era del Giappone feudale, il ninja era un mercenario specializzato in missioni di spionaggio, assassinio, infiltrazione e guerriglia, tutte pratiche ritenute disonorevoli dal rigido codice di comportamento dei samurai, che quindi non accettavano incarichi del genere.
In giapponese esistono due sistemi di pronuncia dei kanij (caratteri), una originale giapponese utilizzata per i kanij letti singolarmente e una, derivata storicamente dal cinese, utilizzata quando si legge una parola composta da più kanij. Lo stesso carattere può quindi essere letto come ninja o come shinobi (in forma abbreviata, shinobi-no-mono in forma estesa), parola che significa "rubare" e viene associata con la capacità di rendersi invisibili.
Ci sono molti racconti popolari ma pochi documenti storici sui ninja, visto che venivano assoldati appunto per pratiche "disonorevoli" e che quindi difficilmente venivano registrate dai loro clienti.
Nel XV secolo le famiglie ninja erano organizzate in corporazioni che si dividevano il territorio. Ci sono prove che nelle province dei clan Iga e Koga ci fossero interi villaggi dediti all'addestramento dei ninja, protetti dalle montagne che circondano quelle zone.
Il ninjutsu, la disciplina seguita dai ninja, non era in effetti un'arte marziale, ma un insieme di strategie e tattiche di combattimento e spionaggio. Tecniche che potevano variare a seconda del clan di appartenenza e quindi della "scuola" (ryū) presso cui si addestravano.
Lo shinobi shozoku, il classico costume nero "da ninja", visto anche nei nostri racconti Giardini oltre le nuvole, Quel che resta (all'interno di Vukub Cakix) e Moto Perpetuo (di prossima pubblicazione), deriva più che altro dalle rappresentazioni di ninja nell'arte dell'epoca, interpretazioni artistiche che intendevano cogliere il senso di invisibilità nella notte. I ninja piuttosto preferivano vestirsi come la gente comune, per confondersi tra la folla. I tipici abiti larghi giapponesi consentivano loro anche di nascondere armi e parti di armatura leggera.
Ai ninja venivano anche spesso attribuiti poteri soprannaturali, alimentati non solo dall'aura di mistero che li circondava ma anche dalla stessa propaganda dei clan ninja, per i quali era "tutta pubblicità". In particolare è interessante il Kuji-kiri, vale a dire l'utilizzo di particolari posture delle mani chiamate inzō in giapponese o mudrā in varie discipline religiose e meditative di altri paesi orientali. Si usano anche nello yoga, per esempio. Si pensava che i ninja, facendo particolari gesti con le dita, potessero richiamare diversi "poteri", come diventare invisibili o trasformarsi. Potreste averli visti all'opera in qualche film o in manga o anime come Naruto.
A questo particolare utilizzo della gestualità manuale ci siamo ispirati per i "telecomandi" utilizzati dai giapponesi per azionare i costrutti di luce solida: dei fasci di luce in cui fare particolari gesti con le mani a seconda dell'effetto desiderato.
Una ninja femmina, ciò che di più si avvicina alla nostra Sakura come è vista nel racconto di MaXalla Quel che resta, era detta kunoichi. Il nome potrebbe derivare dalla lettura separata dei tre tratti che compongono il kanji 女 che significa "donna", cioè く (ku), ノ (no), 一 (ichi). le parole Ku No Ichi lette di fila significano "uno dei nove", a simboleggiare la parità di diritti delle donne nei clan ninja rispetto agli uomini.
Per ovvi motivi l'addestramento delle donne era diverso da quello dei ninja maschi. Meno basato sul combattimento, con solo nozioni di combattimento ravvicinato, verteva soprattutto sul travestimento, sull'uso di veleni e della seduzione come arma. Mentre i ninja potevano anche essere utilizzati come "semplici" mercenari da usare anche in battaglia, le kunoichi erano assoldate solo per compiti di spionaggio e assassinio.
I ninja agirono sicuramente durante il XV secolo, meno certa è la loro presenza in tempi precedenti. Alcune prove indiziarie li vorrebbero già in azione verso la fine nel periodo Heian (794-1185), in particolare il primo utilizzo noto dei ninja risalirebbe alla guerra Genpei, durante la quale furono utilizzati come rinforzo durante una battaglia proprio dal nostro Minamoto no Yoshitsune. Averli inseriti nella nostra storia (ambientata all'incirca nel 1200) non è quindi un anacronismo. E poi, vuoi non mettere i ninja?
Curiosità: negli anni '80 i film di ninja hanno avuto un certo successo anche in occidente, e in America venne prodotto un certo numero di inguardabili schifezze con protagonista gente incappucciata. Ma il primo film a introdurre i ninja in occidente è stato The Octagon, film del 1980 dove Chuck Norris dimostra che a lui i ninja fanno un baffo.