Attenzione, contiene spoiler sui contenuti di Alle sorgenti del Nilo!
La città di pietra dove si svolge l'ultima parte del racconto Alle sorgenti del Nilo esiste realmente. Si trova a ovest del lago Tana, dove ha la sorgente il Nilo Azzurro (non vicinissimo in verità, sono circa duecento chilometri) ed è la seconda città più sacra dell'Etiopia per i cristiani dopo Axum.
Si trova su un altopiano a 2700 metri di quota, ed è circondata dal deserto. Al giorno d'oggi è abitata quasi esclusivamente da membri della Chiesa Ortodossa Etiope, la cui principale differenza con la Chiesa Cattolica Romana è la non accettazione della duplice natura di Cristo, umana e divina, separate nel suo corpo ma complementari: per la Chiesa Ortodossa Etiope Cristo è contemporaneamente umano e divino, avendo quindi una sola natura ma bivalente.
La particolarità di questa piccola città sono le 11 chiese rupestri, di cui 4 monolitiche, cioè ricavate da un unico blocco di roccia. Per entrare nelle chiese bisogna scendere nelle buche che sono state ricavate loro intorno. Nella nostra finzione è l'intera città a essere stata realizzata all'interno di un canyon con la roccia, non scavata ma modellata dal potere dell'armatura trovata dal Prete Gianni nella navicella precipitata.
Non c'è certezza sulla data di costruzione delle chiese, ma l'idea più generalmente accettata è che siano state erette durante il regno di Re Lalibela, tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII, compatibilmente quindi con la data in cui è ambientata la saga di Ucrònia.
Gebre Mesqel Lalibela, imperatore d'Etiopia, deve il suo nome a una leggenda secondo cui da bambino venne avvolto da uno sciame d'api che non lo punse (Lalibela significa "Le api riconoscono la sua sovranità" in lingua Agau). In suo onore il nome della sua città natale fu cambiato da Roha a Lalibela, che divenne anche capitale dell'impero. È attualmente venerato come santo dalla Chiesa Ortodossa Etiope.
Dopo aver visitato Gerusalemme, Lalibela cercò di edificare una "nuova Gerusalemme", visto anche che pochi anni prima Gerusalemme era stata presa dai musulmani. Commissionò quindi la costruzione delle chiese. I particolari sulla costruzione sono andati perduti, ma la leggenda narra che le avesse scolpite lui in una sola notte con l'aiuto degli angeli. Anche nel nostro racconto la città rupestre è interamente opera di Re Lalibela, come avete letto.
Le chiese, dicevamo, sono undici.